L’illusione del controllo è essa stessa il controllo?

Avere l’illusione del controllo equivale ad avere il controllo? Io credo di si.

Spesso commettiamo l’errore di pensare che il solo mondo esistente sia il mondo oggettivo, mentre è fondamentale considerare l’importanza del mondo soggettivo, che non è affatto meno reale, in quanto crea la nostra proiezione interiore del mondo esterno. Anzi, forse quello è l’unico mondo reale per ognuno di noi. Forse non esiste, dal nostro punto di vista di singoli, alcun altra entità che non sia la percezione soggettiva che abbiamo dell’universo.

control-boyPer questo, per risolvere situazioni che ci sfuggono di mano, o che temiamo, forse non è importante convincersi del fatto che tanto il controllo non lo abbiamo mai, e quindi lasciarci andare, rassegnarci, ma trovare buone ragioni per pensare che la situazione è sotto controllo, direttamente da parte nostra o da parte di qualcosa o qualcuno di cui essenzialmente ci fidiamo. Secondo me questo costituisce l’elemento distintivo tra una scelta oculata, che ci fa sentire sereni, ed una scelerata, che ci fa sentire pericolosamente in balia degli eventi. Nessuno fa qualcosa pensando che non ci sia controllo della situazione da parte di alcuno o alcunché. Solo un “folle” (uso il temine con licenza s’intende), un incosciente, si comporterebbe così.

In sintesi, mentre è assai probabile che il controllo sulla nostra vita non lo abbiamo mai, o che sia quanto meno scarso, ciò che davvero conta, per vivere qualcosa senza apprensione, è almeno sentire profondamente che c’è.

Inoltre, non sono sicuro che il controllo in assoluto non esista e sia solo frutto di una nostra convinzione. In altre parole non credo che la nostra preferenza verso contesti, per così dire, più controllati sia basata solo ed unicamente su percezioni soggettive prive di fondamento logico o razionale. Secondo me esistono infiniti parametri direi oggettivi, solo molto complessi e difficili da calcolare, come è complessa la realtà stessa, che determinano il grado di “rischio”, pertanto di possibile controllo, in una situazione. Per semplificare… Ammesso che il mio istinto di conservazione sia più o meno intatto, mi lancerei in uno stagno con dei coccodrilli? No. Mi lancerei con un paracadute che non viene manutenuto da anni? No. Le ragioni sono evidenti: queste azioni portano in sé un alto rischio per la mia vita e, qualora non ce ne fosse una ragione più che valida, tenderei all’evitamento. Prenderei un aereo di linea? Se ho una percezione falsata del livello di controllo in quella situazione, non lo faccio. Ed in qual caso è cruciale lavorare sul fatto che è un mio “bias” cognitivo ad ingannarmi, determinato da un trauma, da un certo grado di insicurezza che caratterizza la mia personalità, non so.

Pertanto non credo che seguire la strada del “fatalismo” contribuisca a rendere l’evento “volo” più accettabile, se non rilassante, bensì il grado di fiducia che posso imparare a costruire (o ri-costruire) per quel mezzo, per quei semplici principi della fisica che ne permettono il volo e per gli scrupolosi protocolli di manutenzione che ne assicurano il corretto funzionalemento.

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